di Anita Luise classe 5O
La rappresentazione dell’omosessualità nel cinema è stata per molti anni un tema controverso. Nel corso della storia del cinema si è verificata una significativa evoluzione nel modo in cui ci si è accostati a questo argomento; si è passati da un punto di vista semplicistico, con la raffigurazione sarcastica del personaggio gay (che spesso cade in manierismi stereotipati o che viene visto come spietato assassino o disturbato psicologicamente) ad un approccio decisamente meno superficiale per molte tra le pellicole prodotte negli ultimi decenni. I personaggi omosessuali, negli anni Venti del Novecento, apparivano facilmente identificabili in quanto, se uomini, venivano rappresentati con una gestualità femminea, truccati, o con un garofano verde all’occhiello della giacca (fiore indossato tipicamente dallo scrittore omosessuale Oscar Wilde); erano insomma raffigurati in modo da ridicolizzarli, suscitare il riso negli spettatori e far risaltare la virilità dei personaggi etero. Successivamente nel 1930, a Hollywood, luogo simbolo dell’industria cinematografica, venne adottato il cosiddetto Codice Hays, una serie di linee guida volte a orientare moralmente le produzioni cinematografiche; come si può facilmente immaginare il Codice Hays proibiva la rappresentazione esplicita, o comunque positiva dell’omosessualità.
L’omosessualità, quindi, non scomparve del tutto dalle pellicole di quel periodo ma divenne molto più difficile da identificare, passando attraverso allusioni e piccoli stereotipi e riflettendosi spesso in personaggi che manifestavano turbe psichiche.
Le difficoltà dettate dal Codice Hays influenzeranno il cinema fino agli anni Settanta, quando avremo un aumento di film a tematica più strettamente omosessuale; la vera e propria rivoluzione si avrà però negli anni Novanta quando nascerà una vera e propria corrente cinematografica avente lo scopo di liberare l’omosessualità da ogni tipo di tabù.
Questa corrente, ribattezzata nel 1992 New Queer Cinema dalla giornalista Rudy Rich, ha spinto la comunità LGBT a ritagliarsi il proprio consistente spazio nel mondo del cinema e ha contribuito a dare ai suoi membri un’immagine positiva e seria, trattando anche di tematiche importante e care alla comunità, come l’AIDS, la prostituzione, la transessualità e tante altre.
Il nostro decennio si è invece distinto per le numerose produzioni vicine al gruppo LGBT;
gran parte degli ultimi film si soffermano maggiormente su questioni riguardanti il coming out o l'omosessualità adolescenziale, e cercano di proiettare sullo spettatore la realtà in cui gli omosessuali dei nostri giorni si possono ritrovare. Questi cambiamenti e correzioni di rotta sono in realtà avvenuti prima nel cinema europeo che in quello statunitense.
La maggior parte di questi film si concentrano sull'omosessualità o sulla bisessualità maschile, mentre il lesbismo e la transessualità sono stati presi in considerazione meno frequentemente. Un sondaggio ha rivelato la presenza di personaggi LGBT all’interno delle stagioni televisive americane, attestata intorno al 10,2%, ed è uno dei valori più alti mai registrato.
Se si prende in considerazione la piattaforma di streaming più famosa e molto di moda oggi, ovvero Netflix, possiamo notare la grande presenza di film di genere o di personaggi arcobaleno all’interno delle serie tv più famose.
Si prendano in considerazione Tredici, Sex education, Vis a Vis, Ginny & Georgia, solo per citare alcune fra le più famose. Ognuna di queste mostra dei personaggi arcobaleno: Tredici presenta il personaggio di Tony Padilla (Christian Navarro) come gay, il quale ha una storia d’amore con Caleb (R.J. Brown), ed anche Montgomery "Monty" de la Cruz (Timothy Granaderos), il quale è segretamente gay.
In Sex education abbiamo il personaggio di Eric Effiong (Ncuti Gatwa), un ragazzo omosessuale proveniente da una famiglia credente africana. È estremamente appariscente, sia nell'aspetto sia nell'atteggiamento, ha una difficile relazione con la sua famiglia e soprattutto con suo padre, il quale nutre un forte timore per quello che il suo orientamento sessuale potrebbe causargli. Dopo un pestaggio a carattere omofobo avvenuto mentre tornava da solo a casa a piedi da un evento, rompe per un po' l'amicizia con Otis, il protagonista, e diventa instabile e rabbioso, arrivando ad aggredire Anwar, altro ragazzo omosessuale della scuola, motivo per cui verrà messo in punizione con Adam, del quale scoprirà la bisessualità. Nella seconda stagione sboccia fra loro una storia. Oltre all’omosessualità maschile vi è spazio anche per quella femminile: i personaggi di Ola (Patricia Allison) e Lily (Tanya Reynolds) scopriranno nella seconda stagione una certa bisessualità reciproca, intraprendendo così una relazione.
In Vis a Vis, inoltre, abbiamo per la prima volta la presenza di un personaggio donna transgender, Luna (Abril Zamora). Infine abbiamo Ginny&Georgia, da poco uscita su Netflix, dove abbiamo una relazione fra i personaggi di Maxine (Sara Waisglass) e Sophie (Humberly Gonzàlez); la loro storia viene tratteggiata con delicatezza, rappresentando anche le paure e i turbamenti dell’età adolescenziale.Film di genere per eccellenza è Chiamami col tuo nome. Ambientato nel nord Italia nel 1983, il film racconta la storia d'amore tra Elio (Timothée Chalamet), un diciassettenne residente in Italia, e lo studente americano Oliver (Armie Hammer). Il film ha ottenuto un consenso unanime, con particolare apprezzamento per la regia, la sceneggiatura, la colonna sonora e gli interpreti, ed è stato scelto dal National Board of Review e dall'American Film Institute come uno dei 10 migliori film del 2017.
Peter Debruge di Variety ha detto che il film "... fa avanzare il canone del cinema gay" ritraendo ".... una storia di primo amore che trascende le dinamiche della sua coppia omosessuale". Joshua Rothkopf di Time Out definisce il film "Una storia trionfante e straziante di coming out", mentre per Paolo Mereghetti del Corriere della Sera il film riesce a trattare temi delicati con sensibilità, senza cadere nell'effetto scandalo.
La critica lo ha unanimemente salutato con favore, ma il film ha generato anche polemiche; infatti avrebbe dovuto essere proiettato al cinema La Colisée di Tunisi, ma a causa delle tematiche LGBT è stato censurato dal governo tunisino, che ha vietato la proiezione attraverso il ministero degli Affari Culturali. In base a quanto affermato, possiamo quindi notare come la comunità LGBT si sia pian piano ritagliata un certo spazio nel mondo del cinema. Ma non sono mancate le controversie neanche su questo argomento.
Nel 2020 si è scatenata una polemica sui social che aveva come tema centrale la presenza di personaggi LGBT nelle produzioni Netflix; il tutto è partito da un meme, postato su Twitter, il quale scherzando sosteneva che la piattaforma di streaming inserisse troppi personaggi gay non necessari in qualsiasi nuova serie.Si trattava di una presa di posizione di grandi marchi rispetto alla comunità LGBTQ che non poteva passare inosservata. I social media manager di Netflix hanno deciso di rispondere personalmente ad un utente omofobo che ha pubblicato un tweet attaccando palesemente le politiche del colosso di streaming, in merito alla presenza di personaggi gay e LGBTQ: troppi, secondo il commentatore. La risposta di Netflix è stata semplice ma molto efficace. Il meme in questione vede protagonisti due personaggi del cartone animato Spongebob, Patrick – che rappresenta Netflix – che dà da mangiare a Spongebob – le nuove serie tv – una zucca gigantesca, ovvero i «personaggi gay non necessari». La risposta di Netflix è lapidaria: «Ci dispiace che tu debba realizzare come ogni personaggio gay sia estremamente necessario». Il meme fa riflettere perché, presentare un personaggio gay come «non necessario» sta ad indicare che l’omosessualità viene ancora una volta guardata come un qualcosa di anormale, da non proporre, a meno che non sia finalizzata ad un particolare sviluppo della storia. Viene poi da fare un’ultima riflessione. Per anni è stato più facile vedere sullo schermo un rapporto tra donne, piuttosto che fra uomini; questo perché il primo viene visto con una certa ottica quasi eccitante dalla maggior parte del pubblico maschile (principio alla base soprattutto dei porno lesbo). Un rapporto gay è visto invece in un’ottica del tutto negativa, sia femminile che maschile. Viene definito schifoso perché non è giusto far vedere ai bambini certe cose in TV, definito “sbagliato”… invece è giusto guardare film in cui vengono mostrati corpi nudi o programmi spazzatura? Probabilmente no, ma molti si scandalizzano per queste immagini perché ancora una volta vanno a mettere in crisi uno dei pilastri su cui purtroppo ancora si fonda la nostra società, e cioè il mito della virilità. Posso concludere questo discorso sull’argomento affrontato con un pensiero personale: credo che sia giusto che il cinema presenti storie d’amore fra personaggi LGBT, così da sdoganare quello che per molti è ancora un tabù, ma è altrettanto necessario raccontare storie di persone arcobaleno che soffrono perché magari hanno difficoltà ad affrontare quello che sono e quello che sentono di essere. É necessario sensibilizzare ulteriormente quanti gettano odio su di loro ed aiutarli ad aprire le loro menti e ad abbandonare vecchi schemi mentali e pregiudizi; e se anche il cinema può rivelarsi utile in questo processo di educazione delle persone, ben venga il suo aiuto.
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