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Via la maschera: il coming out nel mondo dello spettacolo

di Eliana Panariello 5O


Discriminazione, non esiste parola più comune, ormai in tutto il mondo si sente parlare di discriminazione. Nel corso del tempo numerosi attori, attrici, ballerini, musicisti e registi hanno riscontrato numerose difficoltà nel fare coming out. Tra questi vediamo i personaggi di Gabriel Garko, Tiziano Ferro, Simone Nolasco e la famosa attrice e modella Cara Delevigne.

Gabriel Garko, attore famosissimo, ha effettuato un coming out pubblico alla fine della sua ultima serie dichiarando: “Sono stato talmente tanto sul set che alla fine mi sono messo addosso un personaggio. Se hai un certo orientamento sessuale non puoi fare questo mestiere, il sistema te lo impone e quindi devi far finta di averne un altro. All’inizio l’ho preso come un gioco, poi giocando mi sono trovato dentro una macchina che mi ha incastrato e il gioco non è poi più stato così divertente. Ma oggi mi sono tolto la maschera, anzi lo scafandro. Finalmente da tre anni e mezzo a questa parte, stando lontano dal set, ho avuto la possibilità di stare dentro la mia pelle. Ho capito che non stavo più bene e quindi ho avuto bisogno di uscirne”. Grazie alla sua forza, al suo coraggio e alla sua famiglia oggi è libero.

Il cantante Tiziano Ferro, invece, per molto tempo ha nascosto il suo essere omosessuale. Tiziano ha condotto una vita non semplice, da quanto racconta la sua biografia ha infatti subito continui episodi di bullismo, proprio per queste sue tendenze femminili e per il suo fisico. Un uomo che grazie alla musica è riuscito a cambiare la sua vita. Nonostante ciò i discografici sin dall’inizio hanno provato a nascondere ciò che era, cambiandogli stile, avvicinandolo alle donne. La svolta della sua vita, accompagnata anche da periodi di alcolismo, la si legge in Ferro la sua biografia e nel suo documentario. Ricordando il 2011, anno in cui Tiziano Ferro compie il coming out pubblico, il cantante dice: “Poi c’è stato il coming out nel momento massimo della mia carriera. In un Paese come il nostro, mi dicevano, che cosa ne puoi trarre, se non danni? Ma anche lì non c’era coraggio: c’era disperazione. Se non fosse andata così, per me sarebbe stata la fine. E con fine non intendo solo la morte fisica, ma forme di degrado che possono essere ugualmente dolorose. Una morte interiore, emotiva. Per frustrazione, infelicità, ansia, isolamento, mancata stima verso me stesso. Tutti sentimenti che provavo. Il coming out è stato un intervento da pronto soccorso. Anche in quel caso, non ho avuto scelta. Dovevo salvarmi. Se l’avessi fatto per innalzarmi a paladino della causa, forse sarei stato meno convincente. Ho ispirato qualcuno a fare lo stesso? Sono felice. Non mi tiro indietro, mi piace parlarne. Ma sono sincero: non è stato un atto di generosità. Se poi mi chiedi (e non me l’hai chiesto, quindi mi metto nella merda da solo): altri dovrebbero farlo? Allora ti dico che oggi un po’ di irritazione mi viene. Perché comprendo benissimo gli attuali cinquanta-sessantenni, vissuti in un mondo in cui poter esprimere se stessi era fuori da ogni logica umana, sociale, professionale. E giustifico in parte la mia generazione, quella dell’ultimo treno un po’ arrugginito. Io sono cresciuto in un ambiente di grande bullismo, di odio, di spinta verso la negazione. Ogni volta che provavo ad aprirmi, mi dicevano: non dire nulla, fatti i cazzi tuoi. Poi, quando ho capito che dalla gente avevo solo amore, ho detto: fuck it. Per chi oggi ha dai trentacinque anni in giù, però, non ci sono scuse. È il momento. Sono diventato molto meno tollerante.”

Le parole di Tiziano Ferro creano scandalo, mettendo a nudo ogni scheletro delle case discografiche e aprendo una possibilità a chi nel segreto nasconde la propria natura. Oggi Tiziano, sposato con Victor, guarda al futuro e si sente libero.

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