di Claudia Todisco della 4G
Marco* è un poliziotto. Qualche anno fa era impiegato in un commissariato, una realtà piccola, dove tutti lavorano a stretto contatto. I colleghi da tempo sospettavano che Marco fosse gay, ma a nessuno sembrava importare più di tanto. I problemi veri sono arrivati quando è stato trasferito in una grande città. Marco dicr * Io sono una persona molto socievole, ho subito legato con tutti, giocavo a calcetto, uscivo con loro. Poi ho scoperto che uno dei colleghi più anziani aveva creato un gruppo su di me. Giravano le mie foto, commentavano ogni cosa che postavo su Facebook. Poi sono cominciati fatti più gravi: sono andati dal portinaio di casa mia a chiedere con chi abitassi, hanno addirittura controllato a chi fosse intestata la mia macchina per vedere se ci fosse anche il nome del mio compagno”. Marco è solo uno dei tanti poliziotti e militari della comunità Lgbtq+ che hanno subito discriminazioni per il loro orientamento sessuale o la loro identità di genere. Purtroppo negli ambienti militari si tende a indagare sulla vita privata dei colleghi, perché facendo un lavoro pericoloso devi sapere chi hai vicino e di chi ti puoi fidare, ma anche perché, come in qualsiasi ambiente, anche qui non ci si salva dai pettegolezzi
Ma questo non giustifica in alcun modo le azioni dei colleghi di Marco. Il problema non sono soltanto i colleghi, ma anche i superiori. Quando Marco si è rivolto a un responsabile, racconta, questi gli ha letteralmente riso in faccia. È dovuto arrivare alla minaccia di diffida per farsi ascoltare. Venti giorni dopo essere arrivato nell’ufficio dove lavora adesso, un collega ha cominciato a diffondere voci sul fatto che Marco molestasse i colleghi e che vivesse con una prostituta trans, quando è sposato da anni con suo marito.Per fortuna oggi il rapporto fra Marco e i suoi colleghi e nettamente migliorato ma per molto tempo questa sua situazione l ha fatto soffrire.
Pultroppo non tutte le storie hanno buon fine e il tasso di discriminazione in questi ambiti é estremamente alto.
Sebbene la situazione delle persone gay e lesbiche nei corpi armati sia notevolmente migliorata rispetto a una decina di anni fa, c’è ancora molto lavoro da fare per attuare vere politiche di inclusione, soprattutto sul fronte transgender. La comunità Lgbtq+ non ha mai avuto un buon rapporto con la polizia, a partire dai moti di liberazione cominciati proprio in seguito a un violento raid nel bar Stonewall Inn nel 1969, a New York. Questo non significa, però, che i poliziotti e i militari siano tutti ostili nei loro confronti. Anzi, c’è un gruppo sempre più crescente di funzionari che usa il proprio potere per proteggere e sostenere la comunità. L’intervento delle forze dell’ordine è necessario per garantire a tutti l’aiuto e la tutela dai crimini d’odio, di cui molti poliziotti e militari sono vittime in prima persona.
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