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La felicità è la libertà di essere se stessi parola di prof. Giulio


di Lorenzo Guida ed Emanuela Martano della 4S

“L’omosessualità non è una malattia, non si trasmette, è una parola che indica il nostro essere. Il fatto che io sia omosessuale non implica che i miei alunni lo siano”.

La discriminazione sessuale è un fenomeno odierno di cui bisogna parlare per avere dei cambiamenti nel mondo, perché tutti siamo uguali, indipendentemente dal nostro orientamento sessuale. Eterosessuale, omosessuale, transessuale, pansessuale, siamo tutti uomini e donne con la stessa carne e lo stesso sangue. E’ importante conoscere il pensiero di tutti per sensibilizzare e chiarire i punti che ancora non sono chiari. Noi, Lorenzo ed Emanuela abbiamo intervistato Giulio, un insegnate gay di scuola media per capire cosa significa vivere in un mondo nel quale esistono discriminazioni per il proprio orientamento sessuale, come esse vengono vissute e superate. In questo viaggio alla scoperta del pensiero umano, Giulio ci ha parlato di sé e di come vive la sua vita all’interno e all’esterno della scuola da omosessuale dichiarato. Ci ha detto che ha scoperto di essere gay quando era ancora bambino. E’ sempre stato appoggiato dai suoi cari, i quali gli hanno dato conforto sia nei momenti felici che in quelli infelici, non gli hanno mai voltato le spalle. I suoi amici hanno fatto altrettanto, hanno accettato l’orientamento di Giulio, il quale è stato furbo a circondarsi di persone senza pregiudizi e che gli volessero bene, d’altronde è difficile non volerne ad una persona come lui: ha una mentalità molto aperta, è un buon ascoltatore e una persona di gran cuore, che cerca di aiutare gli altri a far emergere le proprie potenzialità, come fa con i suoi alunni, infatti, con lui gli ultimi della classe diventano i primi. A questo punto abbiamo sfruttato la sua risposta per chiedergli se pensasse che nel mondo della scuola le persone con un orientamento sessuale diverso da quello eterosessuale fossero soggette a bullismo e offese. Egli pensa che nel mondo ci sia poca omoaffettività, ovvero l’accettazione dei diritti delle persone omosessuali e questa cosa viene notata soprattutto nell’ambiente scolastico, luogo nel quale gli insegnanti credono che tutti i loro alunni siano eterosessuali, quando in realtà non è così e sono proprio loro i primi a discriminare, non capendo che la differenza, cosa del tutto normale, deve esserci, è essenziale, quest’ultima e le imperfezioni sono tutto ciò che ci rendono unici. La motivazione che ha spinto Giulio ad intraprendere il cammino scolastico è stata proprio quella di essere in diretto contatto con le ultime generazioni di media età e cercare di aiutare questi ultimi favorendo l’apertura del loro campo visivo e di pensare in vista di un futuro migliore. Per Giulio le persone di età maggiore hanno una mentalità retrograda riguardo a questo tema rispetto ad un ragazzo, per cui è difficile trovare un punto di vista comune tra loro. “L’omosessualità non è una malattia, non si trasmette, è una parola che indica il nostro essere. Il fatto che io sia omosessuale non implica che i miei alunni lo siano. Io combatto con e per loro sul fronte della realtà, li aiuto a crescere, ad aprire le loro menti nonostante gli ambienti familiari diversi. Non è facile ma per regalare loro un futuro migliore questo ed altro”. Queste le parole di Giulio per esprimere il suo obiettivo. Anche ciò che succede all’interno delle quattro mura domestiche è una causa del comportamento dei ragazzi e dei loro atteggiamenti che Giulio cerca di indirizzare verso la retta via. Non bisogna dichiarare tutto al mondo, bisogna anche tutelarsi, quando Giulio entra in classe non dice di essere omosessuale ma se glielo chiedono lui non si tira indietro e dice la verità. Siccome egli insegna alle scuole medie ha notato che lì è molto più difficile spiegare il suo pensiero siccome a quell’età i ragazzi sono molto infantili, mentre alle superiori gli alunni sono più maturi e possono capire certi discorsi. A questo punto ci è sembrato giusto chiedergli se ci fossero mai stati dei dissapori con i suoi colleghi e ci ha fatto capire che c’è molta diffidenza da parte di alcuni di loro, i quali si distanziano; è un omofobia sottile ma che a volte può essere anche grave. Sapendo che “Giulio” è solo un alias del suo vero nome gli abbiamo chiesto il perché. Lui: “E’ un modo per tutelare la mia persona all’interno dei vari ambiti perché non sempre possiamo metterci in mostra in modo eccessivo”. A volte la cosa ideale è restare cauti e fare piccoli passi in punta di piedi. Infine ci ha detto cos’è per lui la felicità, ovvero la capacità di poter fare le proprie scelte, di poter perseguire il sogno che si vuole realizzare senza avere paura di mostrarsi per ciò che si è e senza farsi ostacolare da nessuno.

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